MNEMÒSINE: Non ti sei chiesto perché un attimo, simile a tanti del passato, debba farti d’un tratto felice, felice come un dio? Tu guardavi l’ulivo, l’ulivo sul viottolo che hai percorso ogni giorno per anni, e viene il giorno che il fastidio ti lascia, e tu carezzi il vecchio tronco con lo sguardo, quasi fosse un amico ritrovato e ti dicesse proprio la sola parola che il tuo cuore attendeva. Altre volte è l’occhiata di un passante qualunque. Altre volte la pioggia che insiste da giorni. O lo strido strepitoso di un uccello. O una nube che diresti di aver già veduto. Per un attimo il tempo si ferma, e la cosa banale te la senti nel cuore come se il prima e il dopo non esistessero più. Non ti sei chiesto il suo perché?
ESIODO: Tu stessa lo dici. Quell’attimo ha reso la cosa un ricordo, un modello.
[Dialoghi con Leucò – Le Muse, C. Pavese]
Mnemòsine, incarnazione mitica della Memoria, è colta in un dialogo con Esiodo, il primo poeta a cantarla.
Ma che operazione si intende compiere, quando si associa Mnemòsine alla Memoria?
Con più esattezza, a quale memoria Pavese vuol fare riferimento?
Immaginiamoci che il mondo abbia una coscienza. Alla pari di un essere umano, il mondo – inteso come insieme di tutte le cose che compongono la realtà nella quale ci muoviamo – ha una coscienza individuale, è cioè capace di osservare tutto ciò che accade in lui, tutte le esperienze fatte in lui, e di trasformarle in ricordi. Questi ricordi, alla pari di quelli umani, si allungano all’interno di un fenomeno psichico, che comunemente chiamiamo memoria.
Ora, qual è la differenza fra la memoria umana, e la memoria del mondo?
Mentre l’uomo agisce all’interno del mondo, e dunque fa esperienza del mondo interagendo solo sporadicamente con le singole cose che lo popolano, il mondo osserva tutte le cose che accadono al suo interno, e le osserva tutte nello stesso momento e facendone esperienza in maniera costante. Se, ad esempio, un uomo esce di casa e va in panetteria, prima e dopo l’incontro con il panettiere, non ha idea di che cosa il panettiere faccia. Così come l’uomo non fa esperienza del panettiere prima di incontrarlo, allo stesso tempo non continua a farne esperienza quando se ne va al lavoro. Ne deriva che l’uomo si crea un ricordo di quell’incontro con il panettiere, che è basato sull’esclusività, sull’unicità, di quell’esperienza.
Cosa accade invece al nostro mondo cosciente? Il mondo non può sottrarsi alla visione del panettiere. Essendo il panettiere parte del mondo, il mondo continua a farne esperienza, in maniera eterna. Un po’ come se noi passassimo una vita intera ad osservare la nostra mano destra. Un po’ come se fosse possibile per noi farlo.
Adesso immaginiamoci tutte le volte che passiamo per strada e il nostro sguardo – lo sguardo da umani – non registra le esperienze più banali e ripetitive che facciamo. Ogni qual volta usciamo dal portone di casa nostra e vediamo l’albero che sta in cortile, di certo non ci soffermiamo a osservarlo con cura. Il nostro sguardo si distrae, in qualche modo noi non ci concentriamo.
Può accadere questo al mondo? Naturalmente no, poiché il suo sguardo, piovendo dall’alto, è obbligato a vedere e rivedere in eterno tutto quello che accade sulla sua superficie.
Dunque Mnemòsine, che è la coscienza del Mondo, guarda e riguarda la medesima nube, ascolta e riascolta il cadere della medesima pioggia, coglie e ricoglie l’espressione del medesimo passante. Ha la facoltà di osservare il ripetersi delle cose nella loro staticità, il loro ripresentarsi le une uguali alle altre.
È dunque questo a generare i singoli ricordi che Mnemòsine ha del mondo?
Sorprendentemente no: ha fissare il ricordo, e a far dunque splendere la sua memoria, è l’eccezione nella ripetizione. Una piega diversa in quella nube, un incedere diverso in quella pioggia, un guizzo diverso nel volto di quel passante.
Questo è ciò che la coscienza mortale di Esiodo non potrà mai ottenere: di far emergere le cose del mondo dalla falsa illusione di un loro piatto ripetersi.
[Ho parlato di Memoria anche in questi articoli:
Il paradosso del memorioso
Memoria ed Esperienza: l’una uccide l’altra?]